Esistono varie tecniche di stampa per la creazione di un francobollo “ordinario”, inteso come stampato su carta e gommato sul retro e sono la tipografia, la calcografia, la Stampa Offset, la litografia e la rotocalcografia.
Oltre alla originaria calcografia, appare la rotocalcografia che è un’evoluzione della precedente con macchine rotative, perfezionata già nel 1846 e brevettata nel 1847, come nella stampa di giornali e riviste. Un’introduzione più recente è invece la flexografia, mentre la litografia è stata affiancata in tempi moderni dalla fotolitografia. Tutte queste tecniche hanno avuto la loro attuazione tramite le varie stamperie private o nazionali. Tra le private, un posto di rilievo tocca alla inglese Thomas de la Rue, già citata nelle sezioni precedenti, e le svizzere Müller e Courvoisier, mentre tra quelle di Stato vi sono da lungo tempo l’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato, presente con nome diverso già dal Regno d’Italia, e l’austriaca Österreichische Staatsdruckerei.
Le due tipografie di stato menzionate svolgono anche la loro attività per altri paesi emittenti, a riprova dell’alto tasso tecnico raggiunto nel tempo, e a volte anche le vignette vengono disegnate da artisti interni alle tipografie; il Poligrafico serve anche la Città del Vaticano e in passato ha servito paesi che gravitavano attorno all’Italia, come la Somalia dopo la fine dell’amministrazione fiduciaria.
La filigrana è un sistema anti-contraffazione, che consiste in un dislivello nello spessore della carta del francobollo, che ne determina un disegno leggibile controluce. Non tutti i francobolli hanno la filigrana. Spesso esistono francobolli della stessa emissione ma con filigrane diverse. Il maggior numero di varietà di filigrane si ha nei francobolli della Gran Bretagna e delle relative colonie, che fino all’inizio del Novecento usarono filigrane differenti da quelle stabilite dal governo di Londra.
L’Ungheria è il paese che ha più spesso mutato filigrana passando dalle semplici lettere “Kr” delle prime emissioni alla corona di Santo Stefano e poi alle croci ondulate sormontate dalla corona. Nei francobolli di Finlandia, Norvegia, Paesi Bassi e Polonia è sempre presente il corno di posta. In Islanda, Danimarca e Romania si usa la corona reale mentre nei paesi musulmani è spesso presente la mezza luna.
In Italia fu introdotta nel 1863 dalle Regie Poste, per opera dell’ingegner Perazzi, che aveva ideato la filigrana “corona” da usare in contemporanea con la stampa di un fondo di sicurezza.
Nel 1945 la Repubblica Italiana introdusse la filigrana “ruota alata” e nel 1955 venne introdotta la filigrana “tappeto di stelle”, che arrivò fino al tipo IV, che fu denominato Unità perché impiegato per la prima volta per la serie celebrativa del Centenario dell’Unità d’Italia. La fornitura della carta fu affidata alla Cartiera Miliani di Fabriano, che era così impegnata alla fabbricazione delle bobine utilizzando il sistema “in tondo”. Con tale sistema la pasta cellulosa, idonea alla fabbricazione della carta, è fatta passare su un tamburo costituito da un reticolo di rame, che, ad essiccamento avvenuto, lascia impresso il dislivello voluto e forma appunto la filigrana. La Repubblica di San Marino utilizzò le stesse filigrane dell’Italia fino al 1961, quando decise di adottare un proprio simbolo: la filigrana tre penne. Lo strumento utilizzato per esaminare la filigrana si chiama filigranoscopio.
La gomma del francobollo è invece posta sulla faccia retrostante la vignetta, e viene inumidita per attaccare il francobollo all’oggetto da inoltrare per posta. Non tutti i francobolli possiedono la gomma. Naturalmente non la possiedono più i francobolli timbrati che sono stati staccati dalla busta dopo apposito bagno in acqua e poi quelli che sono stati emessi fin dall’inizio senza. In filatelia, si distinguono i francobolli nuovi con gomma integra da quelli con traccia di linguella. La linguella è una piccola striscia di carta gommata di pergamino che viene applicata dal collezionista al verso del francobollo per farlo aderire su una pagina dell’album. Questa è una pratica oggi desueta in quanto la presenza di una traccia di linguella sul francobollo induce un deprezzamento di oltre la metà del valore.
Per questo motivo talvolta, per fare scomparire la traccia della linguella dal retro del francobollo, alcune persone prive di scrupoli, eseguono la rigommatura del francobollo per venderlo ad un prezzo maggiorato. Questa tecnica consiste nell’apporre un nuovo strato di gomma sul retro del francobollo. Il metodo più semplice per accorgersi della rigommatura è passare con delicatezza un dito lungo i dentelli: in genere questi sono più duri e rigidi rispetto ai dentelli di un francobollo non rigommato. Altra tecnica più sicura è quella di osservare al buio con una lampada di Wood il verso del francobollo. In casi dubbi è meglio far periziare l’esemplare da un perito filatelico legalmente riconosciuto.
Esistono vari tipi di gomma: lucida, liscia, opaca e codronata. Le gomme lucide sono quelle che col tempo vanno più soggette allo screpolamento. La gomma è spesso di origine animale e quindi soggetta alla formazione di microorganismi come le muffe, capaci di rovinare il francobollo. Molte amministrazioni postali hanno da tempo compiuto studi tesi alla sostituzione delle gomme di origine naturale con moderni collanti sintetici idonei a risolvere il problema della conservazione. Una delle prime misure adottate è stata quella di mescolare alla gomma arabica una percentuale di glicerina.
Nel 1962 la Francia si fece promotrice di un curioso esperimento emettendo un francobollo dedicato alla spiaggia di Le Touquet-Paris che possedeva una gomma aromatizzata alla menta.
La dentellatura del francobollo viene invece eseguita sui lati del francobollo da una macchina detta perforatore. Questa perforazione della carta consente un’agevole separazione degli esemplari stampati sullo stesso foglio. Il “passo” della dentellatura si misura con un apposito strumento detto odontometro. Esistono vari tipi di perforazioni a seconda del perforatore che è stato utilizzato.
ISTITUTO LEONARDO
Istituto privato di numismatica e zecca della valuta Giglio

